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Io e i libri

Io e i libri

Io e i libri

Il legame che sussiste tra me e i libri è un legame oramai indissolubile, ma novello. Per la preponderanza della mia vita,  non ho esattamente nutrito una grandiosa stima verso di essi: soporiferi, maleodoranti, taglienti; i libri erano questo per me, e nulla di più. un’idiosincrasia che in fin dei conti non rappresenta un fulmine a ciel sereno ma un riflesso presagibile, se si calcola l’irresistibile malia che il televisore esercitava sulla mia giovane e giovanissima persona, e che inevitabilmente si tradusse in un “incollamento” di proporzionale intensità (per i bambini, quel tripudio di colori, immagini e suoni, è una tempesta sensoriale).

I libri non avevano alcuna speranza di vincere il mio interesse, con la loro apparente piattezza e staticità di contenuto… un contrasto semplicemente troppo appariscente. Si dice o non si dice, che un’immagine vale più di mille parole?

Ora, non so se sia la strascico della mia originaria carenza di esposizione al mezzo scritto o se sia un fatto squisitamente congenito, ma faccio molta fatica a elaborare le descrizioni fisiche in generale: luoghi, paesaggi, l’aspetto di una persona, il suo vestire; fallisco miseramente nell’immaginarmele nella mia testa. È un vero peccato, poiché per via di questo impedimento perdo parte della ricchezza insita in un’opera.

Ripensandoci costituisce una sorta di piccolo miracolo, questo mio inaspettato cambio di rotta alla volta dello sconfinato e affascinante orizzonte letterario.

Sono intento a recuperare il tempo di lettura perso, confrontandomi con i classici della letteratura, dall’a alla z, italiani e stranieri, il genere passa in secondo piano, qualunque libro sia additato come un capolavoro entra di diritto nella mia lista dei titoli da leggere. Lo so, è grossomodo una Biblioteca di Alessandria, questa lista che mi prometto di “sfogliare”, specialmente con i miei tempo e le mie modalità…

Sì, perché a differenze del lettore medio, il divoratore mentale, leggo a voce alta (altrimenti non riuscirei a concentrarmi), attenendomi, naturalmente, al ritmo dettato dalla punteggiatura e azzardando nel contempo un accenno interpretativo; oltre a ciò, macino unicamente un capitolo o l’equivalente di una mezz’ora, a seconda dell’organizzazione del libro, al giorno. Sui generis, eh? È che impegnandomi attivamente ,attraverso l’intonazione vocale, sono messo in grado di immergermi maggiormente nelle vicende della storia che leggo: riesco a sentire di più… l’andamento a bradipo, invece, è per concedermi lo spazio di riflettere e assorbire quanto letto, e per ricordare meglio nel lungo termine. Si capisce che non mi basterebbero tre vite per tagliare il traguardo di questa mia iniziativa, ma pazienza. In fondo, non si tratta di una gara per vincere un luccicante trofeo da ostentare su un altrettanto sfarzoso piedistallo (morale/intellettuale); leggerò quello che potrò leggere, godendomi l’avventura.

Qualcuno però si chiederà quale sia stata la scintilla che ha acceso la passione del fuoco letterario.

La fortuna. La fortuna di avere intuito l’immenso valore che può risiedere tra le innumerevoli pagine di un libro. Vivo la lettura non come un’evasione dalla realtà ma come un’esplorazione della stessa: adoro essere travolto da “punti di vita” estranei al mio. Un’esperienza che trovo a dir poco formidabile, quasi mistica, e di cui non posso fare più a meno…

 

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