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Dissonanza

Dissonanza

Dissonanza

Se conservo tutt’oggi un vivido ricordo delle medie, in parte lo devo alla mia prof. di italiano…

In lei era lampante, palpabile il suo avere profondamente a cuore la il passato, specie certi atroci accadimenti della storia contemporanea. Il suo non era un interessamento circostanziato, generico, da cattedra, ma uno vivo, sentito, da campo, in prima linea; tant’è vero che, in gioventù, era impegnata, in America Latina, come attivista, o comunque sostenitrice, di movimenti rivoluzionari.

Un nome su tutti mi si è stampato nella memoria: Subcomandante Marcos: leader dell’Esercito Zapatista di Liberazione – questo però l’ho cercato su Google – . Quante volte sentivo evocare quest’uomo… e ogni volta gli occhi le brillavano, evidentemente era il suo idolo, forse al pari del Che. E dove c’è resistenza c’è l’oppressione di sanguinari dittatori e brutali regimi totalitari; infatti, un secondo riferimento parecchio ricorrente era la parola desaparecidos, i scomparsi, i volatilizzatisi nell’aria, oppositori politici, giornalisti d’inchiesta, gente scomoda e loro affiliati.

Questo spirito insofferente dei soprusi e delle barbarie mi faceva da insegnante.

Il suo fuoco non si era placato, estinto, si era semplicemente “spostato” dalla prima linea alla retrovia; dal fuoco del fare si era tramutato nel fuoco del ricordare, un fuoco che finì per marchiarmi indelebilmente.

La prof. era solita intercalare lezioni regolari e vedute di film. A quei tempi, non sapevo che esistessero pellicole di quella sorta, no, è più corretto dire che non avevo ancora compreso l’agghiacciante estensione della malvagità e perversione umane. Una cosa è leggere dello sistematico sterminio del popolo ebreo, perpetrato dalla Germania nazista, sui libri di storia, un’altra è guardare Schindler’s List… i film ai quali assistevamo erano tutti legati dallo stesso filo rosso (sangue): una playlist devastante, che mi spalancò gli occhi (figurativamente e letteralmente) e che mi scosse nel profondo. Durante ciascuna visione, nella semioscurità dell’aula, ero un fascio di orrore, disgusto e incredulità – poteva benissimo essere solo un brutto incubo – , ma era quando il film terminava, quando varcavo la soglia dell’aula video e rimettevo piede nella luce, nella realtà che conoscevo, quella di tutti i giorni, nella quale conducevo beatamente la mia ingenua e inconsapevole vita di preadolescente, che mi sentivo strano

Uno “stridore” lancinante.

 

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