Io sono libero di trovare o no di mio gusto l’aragosta americana, ma se non amo gli uomini sono un miserabile e non c’è posto per me sotto il sole.
Jean-Paul Sartre – Il muro
Io sono libero di trovare o no di mio gusto l’aragosta americana, ma se non amo gli uomini sono un miserabile e non c’è posto per me sotto il sole.
Jean-Paul Sartre – Il muro
Qui, come a Grassano, come in tutti gli altri paesi della Lucania, dove i galantuomini che non hanno potuto, per incapacità o povertà, o matrimoni precoci, o interessi da tutelare, o per una qualunque necessità del destino, emigrare ai paradisi di Napoli o Roma, trasformano la propria delusione e la propria noia mortale in un furore generico, in un odio senza soste, in un perenne risorgere di sentimenti antichi, e in una lotta continua per affermare, contro tutti, il loro potere nel piccolo angolo di terra dove sono costretti a vivere.
Carlo Levi – Cristo si è fermato a Eboli
Con ciò non voglio dire, ovviamente, che la pace sia un’ideale errato o addirittura immorale, e che quindi non vada perseguito; tutt’altro, anche nel caso (molto probabile) in cui la pace fra gli uomini fosse una cosa irrealizzabile, essa resterebbe pur sempre un valore fondamentale al quale aspirare…
La pace è un concetto contro natura poiché indica una condizione di tranquillità, armonia, immobilità; mentre la natura è un continuo fluire, un continuo tendere verso il disordine, il caos, l’entropia. Ma l’uomo è un abile “artificiere”, perché allora non è ancora riuscito nella meravigliosa quanto complessa opera della pace? che la pace non sia vantaggiosa? o semplicemente si tratta di un lavoro al di là della nostra portata, della nostra natura?
L’uomo sarà forse un animale sociale, ma alla fin fine, quello che conta, la priorità: è l’ego. E per il suo soddisfacimento e la sua preservazione, dobbiamo e siamo disposti a scontrarci (direttamente e indirettamente) con i desideri e i bisogni degli altri, ego contro ego; inoltre, non dimentichiamoci della paura che l’uomo alberga nei confronti del diverso, paura che spesso si tramuta in odio, in un odio radicale e irrazionale…
Non stupisce dunque, che nel mondo dilaghino da sempre guerre e conflitti, e che la violenza e la discriminazione regnino incontrastate sul dolore e la disperazione di molti, moltissimi esseri umani. E la sofferenza può portare altra sofferenza; l’odio generare altro odio; il sangue chiamare altro sangue: in un cerchio perpetuo di perdita e vuoto. In che modo può sperare l’uomo di spezzare questa nera e fredda catena? è possibile, paradossalmente, che per interrompere (temporaneamente) il dolore, bisogni ricorrere al dolore stesso? infliggere un dolore così grande da annullare ogni volontà ostile, e attraverso ciò instaurare una “pace” fondata sulla paura, sul ricordo del dolore che non si vuole riprovare? Non so se una pace basata sulla violenza e sul timore possa essere definita tale; però sappiamo fin troppo bene che l’uomo possiede una memoria corta… egli si servirà ancora una volta alla prepotenza e alla crudeltà: la lezione non verrà mai imparata…
Ma perché gli uomini non riescono a comprendersi vicendevolmente? quanta sofferenza e morte saranno necessarie, mi domando, prima di comprendere per bene il fatto che sanguiniamo ugualmente tutti , prima di capire che siamo dotati degli stessi sentimenti, dello stesso identico destino?