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Umwelt

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Un Mondo in Sé, Oggettivo: non esiste; o meglio, non è dato a Nessuno, di sperimentarlo.

Proprio così, non solamente il mondo che ci circonda è sterminato nell’estensione e di una complessità indicibile ma, come ciliegina sulla torta, è altresì irrimediabilmente inaccessibile, inconoscibile, in sé, per ciò cui esso genuinamente è… Questo vale per me, per te, per l’intera razza umana; ma non solo, lo stesso vale per il cane del mio vicino, che si crede un lupo e si mette a ululare nel cuore della notte, e la zecca che vampirizza la sua epidermide; per il piccione con pulsioni suicide che sembra volere a tutti i costi finirmi sotto le ruote; per il tonno pinna gialla che senza saperlo abbocca per l’ultima volta; per il gigantesco  secolare che scorgo erigersi, in lontananza, in tutta la sua maestosità, dal mio balcone; per il batterio solitario che, a differenza del 99% del suoi simili, sopravvive all’amuchina. Vale per ogni forma di vita, dalla più elementare alla più sofisticata: Nessuno vive il Mondo per quello che È, ma viene vissuto in un’infinità di guise eterogenee. Un fatto non da poco. Se faccio contemplare a dieci persone un dipinto, avrò potenzialmente un egual numero di interpretazioni, ciascuna delle quali rifacentesi a distinti modi di vedere, di vivere quello stesso dipinto.  Ma per quanto un giudizio espresso da uno sia inconciliabile con quanto espresso da un secondo, gli interlocutori si possono comunque “ritrovare” nella veduta dell’altro – un tentativo di immedesimazione è possibile – , poiché, nonostante la divergenza di opinioni: essi condividono il medesimo Umwelt di riferimento.

Nel caso invece di Umwelt diversi, il discorso cambia totalmente: la discordanza è al livello della realtà stessa! E non vi è assolutamente l’eventualità di una identificazione reciproca: non potrò mai sapere che cosa si prova a essere un pipistrello (e viceversa).

Ma che cos’è l’Umwelt?

Nel mondo sterminato che circonda la zecca, tre stimoli brillano come segnali luminosi nell’oscurità […] L’intero, ricco mondo che circonda la zecca si contrae su se stesso per ridursi a una struttura elementare, che consiste ormai essenzialmente di tre sole marche percettive e tre sole marche operative: il suo ambiente

Von Uexküll – Ambienti animali e ambienti umani

L’ampiezza e la ricchezza dell’Umwelt di ogni animale dipendono dalla struttura morfologica dei suoi organi. Per il ciclo funzionale della zecca che non vede, non sente e non possiede il senso gustativo, hanno significato solo tre elementi del mondo esterno: l’acido butirrico emanato dal sudore dei mammiferi, il calore emesso dal corpo e dal sangue che l’animale avverte con il senso termico e la pelle liscia che percepisce facendosi spazio tra i peli grazie alla sensazione tattile.

Von Uexküll E G. Kriszat – Mondi invisibili

L’«ambiente», dunque, un modello e una modalità di mondo.

Senza già dover chiamare in causa l’esistenza supposta di universi paralleli, il mondo ospita entro sé una pluralità infinita di piani d’esistenza, di universi soggettivi, “speciali”. Lo spontaneo convincimento che ciò che i nostri organi di senso ci consentono di percepire sia il mondo in sé e per sé è perciò pura illusione. Ma sarebbe da qui erroneo trarre la conclusione fallace che ciò di cui facciamo esperienza sia parimenti una fantasia della mente, un’allucinazione dei sensi: esso è il mondo-per-noi: uno strato del Mondo in Sé. Ogni specie vivente vive nel suo strato di realtà, nella sua nicchia di mondo, nel suo Umwelt.

Questo fatto non è certo privo di ripercussioni… per dirne una, mina alle fondamenta quella visione della scienza come disciplina che pretende essere studio oggettivo e quindi accurato del reale.

Non Scienza ma scienza umana.

Anche nella remota possibilità di un contatto con organismi extraterrestri, intelligenti al pari nostro,  dubito fortemente che potremmo comparare e scambiarci gli appunti (maggiormente se presenti abissali differenze anatomiche e morfologiche)…

Per quanto la nostra esperienza del mondo non risulti minimamente scialba, ma al contrario ragguardevole nella ricchezza di stimoli sensoriali , non posso distogliere il pensiero dalla zecca e alla sua limitatezza “ambientale” (della quale essa è totalmente all’oscuro): che, nella maniera della zecca, i nostri limiti strutturali ci rendano insensibili e pertanto precludano ricchezze inenarrabili?

Chissà quanto e che cosa ci è invisibile… la sedia sotto di me, il cielo stellato sopra di me, me medesimo, chissà…

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