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Un buon soldato non è un buon essere umano

Un buon soldato non è un buon essere umano

Un buon soldato non è un buon essere umano

Ancora non ho individuato la professione alla quale attribuire la mirabolante qualificazione di “lavoro dei miei sogni“, ma posso senz’altro affermare che quella del soldato è da escludere a priori. Sia ben chiaro, a scanso di equivoci, non ho nulla contro la categoria; il mio disappunto, la mia critica hanno a che fare con il concetto stesso di soldato, che trovo problematico, essenzialmente incompatibile con ciò che (di buono) fa di un essere umano un essere umano.

Dicesi un buon soldato un soldato che esegue gli ordini alla lettera, senza fiatare, senza batter ciglio, quali che essi siano; Dicesi un buon soldato un soldato che pone la buona riuscita della missione assegnatagli sopra ogni altra cosa o considerazione. Abbiamo pertanto un essere umano che da pensante, autonomo, si fa “facente“, subordinato; un essere umano che ammutolisce la propria coscienza e depone la propria volontà per tramutarsi in mero strumento (di violenza e di morte, primariamente).

Lo status ontologico (umanamente compromesso) del soldato è riassumibile nella gravosa parola “dovere“, che qui soppianta, senza riguardo alcuno, le componenti del pensare e del sentire proprie di un essere umano dignitoso.

Il soldato incarna il dovere stesso: è il dovere fatto a persona; più precisamente, il dovere verso la patria.

Un soldato deve combattere(ammazzare)per la patria.
Un soldato deve sacrificarsi(gettare la propria vita)per la patria.
Per la patria(superbia, brama, inettitudine di uno, di pochi).

Un buon soldato non può essere un buon essere umano.

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