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Mai come oggi ho provato così forte la sensazione d’essere senza dimensioni segrete, limitato al corpo, ai pensieri lievi che da esso affiorano come bolle. Costruisco i miei ricordi col mio presente. Sono respinto, abbandonato al presente. Il passato tenta invano di raggiungerlo: non posso sfuggire a me stesso.

Jean-Paul Sartre – La nausea

Eterno presente

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Meditare: cosa, perché, come?

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Meditare: cosa, perché, come?

È tempo di vederci chiaro.

Meditazione di qua, meditazione di là. Nonostante sia ormai una parola discretamente in voga nei circoli del benessere personale, l’impressione è che per molti resti una pratica dai contorni indistinti, avvolta da un’aura di mistero (e di magia?). Cercherò di diradare la nebbia con un essenziale vademecum

Cosa?

La meditazione è un esercizio con il quale si mira a raggiungere uno stato mentale, paragonabile all’atarassia degli stoici, caratterizzato da imperturbabilità (l’immagine è di uno specchio d’acqua limpido, perfettamente calmo), che scaturisce da un’appropriata cognizione di sé e presa dell’attimo presente (sempre fuggente).

Specchio d'acqua fermo

Perché?

Esaminatevi un secondo, fate mente locale sul voi stessi di ogni giorno.

Allora, riuscite a vedervi? come siete?

Notate le due costanti che vi accompagnano  lungo l’intero arco della veglia?

Siamo in balia dei flutti burrascosi di un oceano di pensieri ed emozioni, che ci sballottano senza respiro alcuno.

Oceano di pensieri ed emozioni

Non siamo al timone.

La nostra mente fa un’immane fatica a piazzare le tende nel momento del qui e ora, nel presente, al contrario, ama divagare eccessivamente nel passato sepolto, rivangando vecchie ferite o glorie perdute, e spaziare nell’ignoto futuro, angustiandosi di ipotetiche o del tutto fantasiose tragedie incombenti.

Passato e futuro

Non viviamo nel presente, e questo ha un prezzo…

Come inscritto nel tempio di Apollo a Delfi e come esortava Socrate: “Conosci te stesso“; dobbiamo fare altrettanto. Sì, perché siamo delle “sentinelle” che definire negligenti e dire poco! Le emozioni eludono agevolmente il radar della nostra consapevolezza, invadendo la psiche, dominando di conseguenza il nostro agire; e quando c’è ne avvediamo, se c’è ne avvediamo, il “misfatto”, la parola di troppo, la leggerezza, la bravata – l’eccesso, in poche parole – hanno oramai fatto il loro corso, e non sempre, malauguratamente, l’esito finale è innocuo.

Conosci te stesso

Sono riuscito a dare l’idea del perché dovremmo ambire a impadronirci se non altro di una delle redini che guidano le nostre vite?

Come?

Come vedete meditare è molto di più che contenere lo stress (che è da considerarsi un effetto collaterale, secondario)…

Ma ora veniamo al proverbiale mare, situato tra il dire e il fare!

La meditazione è una di quelle cose che hanno la paradossale prerogativa di essere insieme semplici e ardue da svolgere.

Nello stereotipo comune è questione di sedersi a terra, accavallare le gambe, disporre le braccia sui fianchi, mantenere le mani, le dita in pose peculiari e, naturalmente, chiudere gli occhi (pretendendo di non stare schiacciando un pisolino?). Tutto bene, non voglio dire che come approccio sia sbagliato – è compreso nel mio ventaglio meditativo – ma, come tra poco vedremo, è riduttivo pensare la meditazione soltanto in questa cornice formale… essa è in verità assai libera e duttile.

Premetto che quanto sto per esporre non esaurisce di certo l’universo sterminato e millenario delle pratiche, delle scuole, delle tradizioni di meditazione, bensì riguarda quelli che potremmo chiamare tranquillamente l’abbiccì, i fondamentali, che una volta interiorizzati potranno dischiudere vie meditative più profonde e radicali. 

Sono due le forme in cui un novizio deve esercitarsi con impegno e dedizione e tanta, ma tanta pazienza. La prima consiste nel focalizzare ogni grammo della nostra attenzione su una fonte sensoriale semplice (no musica, libri o film) a piacere, per il più lungo tempo possibile (di tanto in tanto vi distrarrete, tornate prontamente sull’attenti). Il respiro è l’esempio tipico: seguite il meccanico inspirare ed espirare dei polmoni, notate il moto espansivo e contrattivo del diaframma o concentratevi sull’aria che viene inalata e successivamente espulsa dalle narici, siate passivi spettatori dell’intero processo respiratorio (avere gli occhi chiusi aiuta).

Ma, come detto, potete sbizzarrirvi, lavorare di fantasia e trovare quello che più fa per voi chessò… l’oggetto della vostra concentrazione può essere la brezza che accarezza dolcemente il vostro viso durante una passeggiata – però, a pensarci, in fatto di sicurezza non è proprio il massimo, magari fatelo da seduti su una panchina – ; i zampilli d’acqua che picchiettano il vostro corpo mentre siete nella doccia o ancora, stando in piedi, percepite la totalità del vostro peso corporeo, lasciandovi, per così dire, cadere sui piedi (distribuite il peso su di essi, su tutta la loro superficie: collo, dita e pianta); passando dal tatto all’udito, potete prestare la mente a qualunque suono/rumore ambientale (su youtube c’è solo l’imbarazzo della scelta): il fiotto che s’infrange a riva per poi ritirarsi, il crepitio di un falò ardente, il fruscio di un prato erboso attraversato da una folata di vento; oppure siete delle persone “visive” e perciò potete prodigare l’attenzione a cose – chi mi segue assiduamente penserà subito al muro – , o immagini, per esempio un simbolo – i mandala su ogni altro – (se riuscite, anziché con gli occhi, potete provare a visualizzarli nella testa, con l’immaginazione); un bonus non sensoriale: potete focalizzarvi nel ripetere mentalmente un mantra, e cioè una parola o frase. Come vedete c’è ne per tutti i gusti…

mandala meditazione

Veniamo adesso al secondo must per gli aspiranti illuminati, che consiste “semplicemente” nell’accorgersi di quanto accade in noi stessi.

Anziché trovarci, senza cognizione, immersi nel flusso continuo di pensieri (sia linguistici sia grafici), ricordi, emozioni, sensazioni (caldo, freddo, calma, irrequietezza, rigidità, rilassatezza), dobbiamo attivamente prendere coscienza di ciò che di volta in volta sorge e inabita transitoriamente il nostro essere. Limitatevi a rilevare quello che capiterà di costituire il contenuto della vostra esperienza nel medesimo istante in cui esso fa la sua comparsa nella coscienza.

Flusso di coscienza

Diventate familiari con la vostra mente.

Qualsiasi pensiero, ricordo, emozione o sensazione vi si presenti, astenetevi dal dare un giudizio, non vi ci soffermate e non cercate di sopprimerlo: constate il suo nascere repentino e il suo dileguarsi ugualmente repentino: siate come una roccia incastonata in un torrente che semplicemente lascia scivolare, defluire l’acqua che inevitabilmente gli va incontro: rendetevi conto di cosa vi bagna e lasciatelo andare.

Roccia che lascia scivolare l'acqua

Come già ribadito, queste sono le basi da cui partire (e se volete, rimanere), ma non prendetele sotto gamba poiché vi daranno il loro bel da fare, parola di un praticante di medio corso.

Da un paio di minuti a qualche ora (se riuscite a fare più sessioni giornaliere e sicuramente meglio), ne vale sempre la pena. Voglio solo aggiungere che si tratta di vere e proprie abilità da acquisire, che non vengono padroneggiate dall’oggi al domani, ma che possono richiedere, non voglio mentire, anni e anni per diventare automatismi, per diventare nostra parte integrante, perché l’obiettivo ultimo non è quello di saper meditare a comando, in contesti selezionati, ma quello di essere di default nello stato meditativo.

Attenzione cosciente

Spero solo di essere stato sufficientemente chiaro e di aver dato delle dritte utili. Ora la meditazione non dovrebbe più rappresentare per voi un oscuro rebus ma la chiave di volta per un vivere migliore!

 

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È sorprendente quanti pensieri estranei possano balenare in mente proprio quando uno è  tutto scosso da qualche enorme notizia la quale, in effetti, sembrerebbe dover schiacciare gli altri sentimenti e disperdere tutti i pensieri estranei, specialmente quelli futili; e invece sono proprio quelli futili che si insinuano.

Fëdor Dostoevskij – L’adolescente

Futili pensieri

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