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Il nemico dentro

Il nemico dentro

Il nemico dentro

Alzi la mano chi di voi si trova ingaggiato in una lotta all’ultimo sangue con un nemico giurato… nessuno, sospetto (e meno male!). No, nella vita reale, l’arcinemico , semmai il caso, non è da ricercarsi là fuori nel mondo, ma in “casa”, dentro di noi, di più: siamo il nemico.

Verosimilmente l’antagonista per eccellenza, il muro più imponente cui potremmo mai imbatterci; è solo Dio sa quanta forza serve per avere la meglio, quanta per avere successo nell’espugnazione…

Siamo dei superlativi progettatori di prigioni mentali. 

Ci intrappoliamo tra pareti e sbarre edificate a regola d’arte, confinati in una gabbia che limita, vincola, coercizza il nostro raggio di pensiero, e quindi d’azione, a seguire compulsivamente sempre lo stesso pugno di schemi, paradigmi mentali, alla meno peggio, controproducenti. 

Prigione mentale

Ancora, ancora e ancora: un continuo dimenarsi, ora avanti, ora indietro, fra le quattro mura di una “gatta” buia, angusta e miserabile.

Al contempo vittima e carnefice.

Quale però la cagione di questo potenziale ergastolo della volontà, della libertà (spirituale)? Ai miei occhi, il risultato di un fallimentare tentativo di innalzare, da parte della psiche, un meccanismo di difesa, una barriera protettiva in risposta a episodi di vita nei quali l’integrità fisica e/o mentale di un soggetto è stata messa in gravissimo repentaglio (reale o inteso tale); con altre parole: l’incrinamento dell’equilibrio psicologico conseguente un evento traumatico.

Coloro i quali navigano in questa invidiabile condizione vengono senza indugio alcuno bollati come delle persone irrazionali, pervicaci all’inverosimile nel reiterare, in precise circostanze, comportamenti inopportuni, problematici, tossici.

Ma costoro non hanno voce in capitolo. Sono destituiti della scelta, forgiatori e portatori di un giogo invisibile allo sguardo altrui. Non per questo certo sollevati dall’assumersi la responsabilità dei propri atti, ci mancherebbe, ma è innegabile che il loro sia un fardello amaro, quando consapevoli.

La salvezza dalla dannazione del (nemico dentro) , se fortunati, non verrà attendendo con le mani in mano o con le mani unite in preghiera solenne, niente assoluzione di grazia: è necessaria un’evasione in grande stile; ma non con una operazione in solitario, poiché risulterebbe una missione quasi impossibile (come si può pretendere di sconfiggere un avversario così alla pari?)…

Complici.

Nella vita, come in generale avviene, se si vuole arrivare da qualche parte, nel nostro caso ritornare a respirare l’aria pulita dell’autentica possibilità e dire addio all’aria viziosa della non-possibilità, dobbiamo avere buoni “complici”.

Autentica possibilità

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Persone come me io e te non hanno bisogno di sbarre per sentirsi confinati. Noi erigiamo la nostra personale prigione.

Jonathan Tropper/David Schickler – Banshee

Prigione interiore

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