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L’essere umano riesce ad afferrare solo poche cose alla volta: vede solo quello che gli succede davanti qui e adesso, mentre la rappresentazione di un insieme di processi simultanei, sia pure tra loro collegati e complementari, supera le nostre possibilità. E questo anche nei confronti di fenomeni relativamente semplici. La sorte di un singolo uomo può significare molto, quella di qualche centinaio di uomini era già difficile da afferrare, mentre quella di mille o di un milione non ha sostanzialmente alcun significato.

Stanisław Lem – Solaris

Limiti

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Conoscere e ignorare, essere pienamente coscienti della verità nel raccontare minuziose menzogne, abbracciare simultaneamente due opinioni che si neutralizzano a vicenda, saperle contraddittorie ma credere in ambedue, usare la logica contro se stessa, rinnegare la moralità e al contempo rivendicarne il possesso, credere nell’impossibilità della democrazia ma credere il Partito guardiano di quest’ultima, dimenticare quando necessario, riportare alla memoria quando il momento lo richiedeva e prontamente dimenticare di nuovo: E sopra a ogni cosa, applicare il medesimo processo al processo stesso; la sottigliezza ultima consisteva nell’indurre coscientemente l’incoscienza, e allora, nuovamente, diventare incosciente dell’atto di ipnosi appena autoinflitto. Anche solo capire la parola “bispensiero” implicava l’uso del bispensiero.

George Orwell – 1984

Bispensiero

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Naturale = Buono

Naturale = Buono

Naturale = Buono

Un’equivalenza che è un equivoco, un malinteso diffuso e radicato che tende a screditare l’operato di alcuni campi della scienza e intralciarne il vitale progresso. È come se il pensiero comune adottasse nei confronti della natura un culto del divino rimasuglio dei tempi antichi: una madre buona e amorevole.

È naturale, quindi è buono; è buono, deve essere naturale.

Un dogma bello e buono.

Naturale è semplicemente qualcosa di non creato/indotto artificialmente. Non vi sono, né sono necessarie e opportune connotazioni aggiuntive; men che meno una considerazione imbevuta fino all’orlo di aprioristica validità e bontà etica… 

La natura è amorale. No, anche questo è cadere nell’abbaglio di personificare la natura…

Dobbiamo ricordarci che la natura non è un’entità, ma un’astrazione, una categoria che sta per l’insieme delle leggi, delle forze e dei processi che stanno alla base dell’universo, e dunque di ogni essere vivente e cosa inanimata, e che lo plasmano incessabilmente dalla notte dei tempi.

La natura è un lavoro in corso che semina frutti di qualunque varietà: dolci, aspri e amari; non è una granitica Bibbia che dispensa amore e giustizia. 

Ne deriva che, andare contro natura – quant’è demonizzata questa frase? -, deviare dal naturale, manipolare, modificare: non costituiscono di per sé, intrinsecamente, un male!

Ciò può essere complicato? delicato? pericoloso? Sì, sì e ancora sì. Solo un folle potrebbe negarlo. Dobbiamo essere estremamente cauti e coscienziosi, su questo non ci piove, ma ne vale la pena. Dico di più: per quanto è in nostro potere, per quello che concerne il miglioramento delle condizioni di vita umane, abbiamo il dovere morale di supplire alle mancanze e magagne della natura.

Attenzione però, qui non si tratta di sminuire la natura e mitizzare l’attività dell’uomo – la qual cosa sarebbe unicamente ridicola – , ma di rigettare con decisione una concezione manichea e dualista del reale, che vorrebbe contrapporre e ridurre ottusamente e dannosamente la physis, benigna, da un lato, e la téchne, maligna, dall’altro…

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