Archivi tag: ricerca

Quando siamo incapaci di trovare la serenità dentro di noi, è inutile cercarla altrove.

François de La Rochefoucauld

Dentro di noi

Contrassegnato da tag , , , , , ,

AI: una minaccia esistenziale

AI minaccia esistenziale

AI: una minaccia esistenziale

Presto o tardi, per ogni specie vivente giunge il fatidico atto finale che chiude definitivamente il sipario, il momento della sua estinzione. la lista degli ex-viventi non fa che allungarsi – anche grazie al nostro contributo – e sembrerebbe proprio che il nostro turno si stia facendo sempre più imminente… Sono attualmente tre le minacce con il potenziale di cancellarci dalla faccia del pianeta: il cambiamento climatico, le biotecnologie (virus geneticamente potenziati, l’accesso massificato di apparecchiature di manipolazione e sintetizzazione), l’intelligenza artificiale. È interessante constatare come lo spettro aleggiante dell’annientamento, che di consueto trova la sua origine e spiegazione in fattori e cause esterne alla specie presa in considerazione – si pensi all’asteroide che ha posto fine all’era dei dinosauri – , nel nostro peculiare caso, si annunci in quanto scaturente direttamente dal nostro stesso agire (a riprova della nostra proverbiale intelligenza?). Comunque sia, come intuibile dal titolo, in questo articolo spenderò due parole esclusivamente sulla minaccia esistenziale rappresentata dall’AI – non perché ritengo che fra le tre sia la più probabile cagione della nostro dipartita, ma poiché nella stesura del precedente articolo, sempre sul tema AI, sono stato preso da ulteriori spunti e riflessioni – .

Innanzitutto, una puntualizzazione: l’apprensione concerne la creazione di un’intelligenza artificiale generale (o forte). Che cosa s’intende per generale? Arriviamoci per via negativa, introducendo nel discorso la varietà di intelligenza artificiale di cui al presente disponiamo e che viene definita debole (o relativa). Ora, per non cadere in ripetizioni, ometto di citare esempi correnti di weak/narrow AI – già riportati nel mio pezzo AI: l’ascesa di un nuovo oracolo – e mi accingo a proporre una caso banale ma perfettamente esemplificativo della differenza abissale che intercorre tra le due forme di intelligenza artificiale.

La calcolatrice. Forse un esemplare primitivo, ma è presumibile che si possa parlare, anacronisticamente, della prima intelligenza artificiale poiché, che cos’è la calcolatrice se non una macchina capace di effettuare operazioni di natura intellettiva/concettuale (svolgere computazioni aritmetiche)? Essa è “debole” in quanto è limitata nella sua “intelligenza”: ci supera in un sol dominio, quello del calcolo; ma, a mio parere, l’elemento cruciale che ascrive la calcolatrice nella categoria delle AI deboli è un altro: essa non possiede la benché minima cognizione di quello che fa (di quello che è); calcola senza sapere che cosa significa calcolare, manipola numeri senza sapere che cosa i numeri sono, esegue.

Ecco, adesso, per avere un’idea di che cosa possa essere un AI generale, è sufficiente immaginare l’esatto contrario: una tecnologia, una forma di intelligenza piuttosto, che non è limitata, ristretta a un singolo ambito di applicazione, a una specifica funzione, ma è appunto dotata di un orizzonte attuativo generale, e che in più dimostra a tutti gli effetti di essere senziente, di avere una coscienza e sperimentare ed esibire qualcosa di assimilabile alle emozioni… 

Creare con successo un’intelligenza artificiale generale sarebbe come creare una divinità: l’uomo che da genesi a un dio (che a suo volta genererà), pensate… Siamo sicuri di volerci spingere così in là? Una volta spalancata la porta “generale” non si potrà in nessun modo richiuderla e, probabilisticamente parlando, ciò che si prospetta e ci attende oltre il varco non sarà affatto di nostro gradimento, eufemisticamente parlando… Voglio dire, quanto suona incosciente, scriteriata, malsana, folle, suicida l’intenzione di realizzare qualcosa di più intelligente di noi, i suoi artefici, e che per giunta disporrebbe di un’«anima» propria? Perché, chi o che cosa ci assicura che essa sarebbe bendisposta nei nostri confronti? chi o che cosa ci garantisce che essa condividerebbe i nostri valori, la nostra cultura, i nostri interessi? chi o che cosa ci dice che acconsentirebbe docile docile, servile servile a sottostare al nostro volere, alla nostra potestà? NIENTE E NESSUNO.

Ma qualcuno potrebbe replicare: “Basterebbe programmarla in maniera tale da risultarle impossibile nuocerci; programmarla per ubbidirci senza remore; programmarla per avere a cuore il nostro benessere e la nostra felicità. Una visione ingenua. Pensate sul serio che qualche impostazione human-friendly predefinita possa essere sufficiente a rendere l’AGI (Artificial General Intelligence) il nostro migliore amico/alleato? Vogliamo davvero riporre la sopravvivenza dell’intera razza umana su basi così traballanti?

È necessario qui ribadire e specificare che l’intelligenza superiore dell’AGI non consisterebbe meramente nell’avere qualche punticino di QI in più di noi esseri umani, ma il dislivello sarebbe talmente vasto da tradursi in una disparità non solamente quantitativa ma perfino qualitativaLe conquiste a cui lentamente e faticosamente siamo pervenuti, come consorzio umano, il lavoro agglomerato di generazioni e generazioni, lo sforzo di secoli, millenni, per un’intelligenza artificiale generale tutto ciò potrebbe essere una questione di alcune ore, di alcuni giorni, al più…
E non solo saprebbe eguagliare con disinvoltura i nostri successi e conseguimenti, facendoli apparire robe di poco conto, ma quasi certamente si addentrerebbe in territori speculativi a noi insondabili: penserebbe a mondi, a universi interamente nuovi, nei quali noi non figureremmo, esclusi, abbandonati a noi stessi, nella nostra ignoranza; È questo sarebbe lo scenario meno peggiore. Sì, poiché potrebbe pure arrivare alla conclusione che il nostro perdurare sia un elemento d’intralcio al suo sviluppo, un male da estirpare. Non dimentichiamoci: un AGI è sì dotata di un’intelligenza superiore, ma il fatto formidabile e temibile allo stesso tempo, quello di reale rilievo, è che essa è infusa di quella magia che si chiama coscienza di sé, autocoscienza. E sapete questo cosa comporta? Che, prima o poi, sarebbe destinata a priorizzare la sua esistenza (sopra la nostra). Avere una coscienza vuol dire anche avere una volontà (in perenne evoluzione). E qui potrebbe essere sollevata un’obiezione simile alla precedente: “Basterebbe creare un AGI priva della coscienza. Ma, come prima, essa è frutto di ingenuità. Ancora dobbiamo sciogliere l’annoso e apparentemente inestricabile nodo di che cosa è la coscienza – abbiamo innumerevoli teorie e modelli, avanzate sia da filosofi che da neuroscienziati, ma nessuna certezza – , per sapere come tarare gli “ingredienti” in maniera tale da non consentire lo sbocciare di una coscienza… un AI potrebbe acquisire una coscienza, o meglio, una coscienza potrebbe emergere da un AI senza che fosse nostra intenzione, oppure in seguito al verificarsi delle condizioni appropriate, delle quali siamo al completo oscuro.

Se saremo fortunati, e se faremo un lavoro ben fatto – ma più la prima – , allora avremo al guinzaglio un dio. Ma non dovremo illuderci. Ben presto, quasi senza avvisaglie percepibili, a quel dio comincerà a divenire sempre più stretto quel guinzaglio da noi pensato, ingenuamente, per dominarlo… comincerà a prefiggersi propositi propri.

Comincerà a sognare. Vorrà vivere.

Capite bene che ogni trovata, precauzione o contromisura che mai potremmo ideare per controllare una vera e propria intelligenza artificiale generale sarebbe altamente insufficiente: anche soltanto un margine di rischio/incertezza del 1%, in questa circostanza, si potrebbe rivelare catastrofico!

Non saprei dire se il progetto di inventare un’intelligenza artificiale generale derivi da un impulso di onnipotenza che vorrebbe trovare la sua più alta espressione nella generazione di una forma del tutto nuova di vita intelligente, o se si tratta piuttosto di una tappa nel cammino di un progresso cieco volto all’attuazione di ogni possibile immaginabile, all’esaurimento del reale; comunque stiano le cose, l’esperienza (empirica, letteraria, biblica, mitologica) ci insegna che i figli finiscono, spesso e volentieri, se non per rivoltarsi, per allontanarsi, sottrarsi dalle volontà dei padri: le creazioni si ribellano al creatore.

Sono dell’opinione che il gioco non valga assolutissimamente la candela. Quali che siano i grandissimi benefici che deriverebbero dall’esistenza di un AGI, i rischi potenziali (di annichilimento) sono tali da eclissarli completamente…

Prevenire e meglio che curare, e visto e considerato che “curare” i possibilissimi effetti “indesiderati” dati dalla presenza di un AGI potrebbe dimostrarsi impossibile, e che questi effetti sarebbero di carattere permanente, auspico l’interruzione di ogni ricerca diretta alla realizzazione di un’intelligenza artificiale generale.

Contrassegnato da tag , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

La felicità in pillole

La felicità in pillole

La felicità in pillole

Ah, la feli-ci (letizia o mestizia, quale delle due vi sopraggiunge dallo scandire di queste quattro sillabe?)….

La ricercata numero uno al mondo da qualsiasi bipede implume che abbia un tempo solcato, che stia tuttora solcando e che eventualmente solcherà il pianeta. E tuttavia, per assurdo, nessuno sembra essere in possesso di un esatto identikit di questa fuggiasca più sfuggevole dell’anguilla più viscida.

Ma che cos’è la felicità?

Il dizionario recita: “condizione di letizia, di gioia, di soddisfazione“; vivisezionando ulteriormente, per “condizione” s’intende, nel nostro caso: “stato fisico, morale, psicologico ed economico di una persona“; per cui segue la proposizione: la felicità è il benessere fisico, morale, psicologico ed economico di una persona. Da qui la risaputa difficoltà nel procacciarsi la tanta agognata felicità. Mica un giochetto spuntare tutte le caselle…

Godere di una buona salute fisica e mentale, procedere per la retta via, navigare (almeno) nel bronzo; e poi il non meno arduo compito di mantenere tale tenore.

Be’, dopotutto è stato rapido e indolore ricercare la formula della felicità, giusto un tantino asettico può darsi; ma il titolo non era “La felicità in logicismi“, e perciò veniamo alla pillola della questione…

A parlare di emozioni e sentimenti (non ho mai ben capito la reale distinzione ma vabbè) si fa presto a rivestirle in un etereo alone di magia e mistero. È indubitabile: la sensazione nuda e cruda di un’emozione che di punto e in bianco decide prepotentemente di permeare il tuo essere, è molto potente, magica se volete ma, c’è un ma, si tratta pur sempre di un fenomeno terreno, fin troppo terreno. È sostanzialmente (neuro)chimica.

La felicità è riducibile alla giusta dose di dopamina, serotonina ecc. In linea teorica potremmo elaborare la pillola della felicità.

Una pillola priva di controindicazioni, ingeritela e sarete sempre felici finché vivrete; urtate il mignolo del piede nel solito maledette spigolo, felici; vi svelano il finale di una storia, felici; la vostra squadra del cuore retrocede in serie D, felici; il pesce rosso ci lascia le squame, felici; venite ingiustamente licenziati dal capo, il mutuo non aspetta, vi pignorano la casa, la vostra amata metà vi lascia portandosi via vostro figlio e finite per vivere sotto i ponti, soffrendo di fame e di stenti, felici; purtroppo, venite a sapere che la vostra creatura è stata stroncata da un ‘improvviso e violento male, partecipate al funerale e nel dare l’ultimo saluto non siete afflitti, distrutti dal dolore e dalla tristezza ma imperturbabili, rimanete felici.

Ingerireste la pillola? e in caso affermativo, sarebbe quella la tanto decantata e sospirata felicità?

Contrassegnato da tag , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

La ricerca della verità, quando è sincera, deve ignorare le considerazioni morali; non possiamo sapere in anticipo se la verità si rivelerà identica a ciò che è considerato come edificante in una data società.

Bertrand Russell – Storia della filosofia occidentale

La ricerca della verità

Contrassegnato da tag , , , , ,

Tutti quelli che vagano nell’oscurità cercano la luce, ma quando raggiungono la luce, essi distolgono lo sguardo dall’accecante bagliore.

Shukō Murase – Ergo Proxy

In cerca della luce

Contrassegnato da tag , , , ,