Archivi tag: un giorno capirai

Un giorno capirai…

Un giorno capirai...

Un giorno capirai…

L’uscita prediletta di mentori, vecchi e genitori, che viene utilizzata nei confronti di pupilli, giovani e figli o trepidanti, di ricevere un responso a un interrogativo che li stuzzica, o perplessi, sul significato da assegnare a ciò che è stato loro comunicato.

Perché non ora? che cosa mi manca?

È in noi naturale la convinzione di essere belli che fatti. Pensiamo, puntualmente ed erroneamente, di essere già “arrivati”, sentiamo di stare impersonando la versione migliore di noi stessi, ma è un’illusione: siamo in perenne metamorfosi.

Quel “un giorno capirai”, che di primo acchito può dimostrarsi fortemente antipatico e che ha in tutto e per tutto la parvenza di una ridicola scusa tirata in ballo per scaricare l’interlocutore e togliersi d’impiccio, sottintende una grande verità: ci sono cose che non si possono descrivere, trasmettere con le sole parole.

Fortuna vuole che non una frattura abbia mai interessato alcuna delle 206 ossa che compongono il mio scheletro. Non so cosa vuol dire o meglio, non so cosa di prova – posso farmene un’idea, ma quanto può valere? – quando un trauma di una certa intensità porta un osso a incrinarsi o spaccarsi con il sonoro (?) crac d’accompagnamento. Non importa quanto dettagliati, espressivi e chiari possiate essere; è impossibile che io possa effettivamente concepire cosa significhi subire una frattura (il tipo di dolore, il fastidio del conseguente impedimento ecc.).

L’affare si complica esponenzialmente una volta che prendiamo in esame questioni più “astratte”, come l’amore, si può apprendere il senso di amare ed essere amati, fermandosi a un’esposizione orale? che dire poi di casi legati all’identità di figure cariche di quid come padre, madre? quale definizione sarebbe bastevole a farmi comprendere a pieno ciò che deriva dall’essere un padre, una madre?

Per quanto il linguaggio sia uno strumento formidabile, esso viene meno davanti allo scoglio insuperabile dell’esperienza soggettiva, dell’incomunicabile; di più, il fatto è che «l’arrembaggio» intellettuale, freddo, distaccato, razionale, di per sé solo, è insoddisfacente. Per capire realmente qualcosa o qualcuno, o perlomeno per avere una possibilità, è imprescindibile l’ingrediente pratico, sanguigno, intimo, irrazionale dell’assorbire pienamente e direttamente, senza filtri, senza ammortizzatori, su di sé l’impatto di quel qualcosa, di essere quel qualcuno…

In definitiva, sì. (forse) Un giorno capirai ma non ora.

Contrassegnato da tag , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,